Editoriale Ottobre
“La moda è una cosa stupida, superficiale e femminile”.
Parola di Andrea Batilla, designer e grande esperto di moda e comunicazione che, a dispetto di questa affermazione così tranchant sulla sua pagina Instagram, in realtà, ne sono certa, ama e conosce la moda a tal punto da essere uno dei pochi davvero sinceri e interessanti nel commentare le collezioni presentate in questa ultima Fashion Week. Non fa sconti a nessuno, è tagliente e preciso nei suoi giudizi, competente e mai banale.
Leggendo online le sue recensioni spietate e perfette viene da domandarsi: ma allora come deve essere la moda oggi?
Le sfilate di Milano prima e poi quelle di Parigi sono state lo specchio delle tendenze future, sono le vetrine di quello che gli stilisti propongono come interpretazione della società, del costume dei desideri e delle esigenze dei consumatori.
Ci sono stati anni in cui sulle passerelle abbiamo visto abiti francamente improbabili, per forme, materiali e frivolezza eccessiva, ma che rappresentavano lo spirito dei tempi o il sogno delle donne in quel momento, e altre stagioni in cui invece attraverso la moda sono stati lanciati messaggi sociali importanti: le modelle di Prada struccate e informi, nascoste nei parka oversize e con gli anfibi da guerriere metropolitane o, più recentemente, le scritte femministe sulle t-shirt di Dior.
La cifra di questa stagione di sfilate e presentazioni a me è sembrata più la concretezza che la stravaganza.
Siamo usciti da un momento difficile, soprattutto per l’industria del fashion, c’è bisogno di certezze e solidità e questo è ciò che in generale è stato proposto. Ogni brand ha fatto al meglio quello che già sapeva fare.
Batilla, ormai mio faro nella giungla fashion, lamenta però la mancanza di ricerca e nuove idee in alcune aziende storiche molto amate dalle donne normali tipo Max Mara e… udite udite Dior, facendo una riflessione come sempre intelligente.
Maria Grazia Chiuri non si è sforzata di fare una collezione innovativa e impattante per i media, ma la forza del suo brand non è tanto l’originalità a tutti i costi quanto lo stile e soprattutto la capacità di vestire donne di taglie, forme ed età diverse, facendole sentire bene.
Esattamente come Max Mara che ormai da tempo predilige la vestibilità piuttosto che la tendenza estrema.
La moda deve rivolgersi al pubblico di influencer/millennials/fashion victims giovani e belli capaci di indossare anche le follie più audaci (o penalizzanti, a seconda del momento storico) o deve coltivare il variegato mondo delle donne vere, che hanno taglie che superano di parecchio la 42, hanno potere d’acquisto e vogliono essere eleganti?
La forza di un prodotto sta nel numero di copertine patinate su cui è apparso o nel numero di donne che lo hanno indossato davvero, sentendosi bene? Batilla illuminaci tu che strigli Maria Grazia Chiuri ma alla fine ascolti le motivazioni della tua amica che ti dice che gli abiti Dior non tradiscono mai, hanno taglie perfette e confortevoli sui fianchi e giro manica, insomma sono fatti per essere portati da ogni donna (che abbia ovviamente le possibilità economiche per affrontare i loro prezzi decisamente elevati).
Noi di Crida non siamo certo a questo livello, ma crediamo che la moda possa essere ricerca e innovazione di stile, ma anche e soprattutto che debba fare star bene chi la indossa.
La sfida più entusiasmante è riuscire a vestire in maniera elegante e moderna anche la signora che ti dice: i vostri vestiti sono così belli ma a me non andranno mai bene.
E vederla poi sorridere allo specchio guardando come la seta scivoli sui punti critici senza tirare, e come un abito da sera sia perfetto anche su un fisico non da modella.
Probabilmente Andrea Batilla non farà mai una recensione a Crida (meno male!) perché, giustamente, si occupa delle grandi firme della moda e noi non facciamo parte di questo Olimpo (non ancora…), ma mi ha rassicurato la sua analisi su Dior e sulla capacità di fare i vestiti che stiano bene alle donne.
Anche se siamo un’azienda giovane, nata meno di due anni fa, abbiamo avuto fin dall’inizio ben presente questo obiettivo: trasformare la moda “stupida superficiale e femminile” in un mondo meraviglioso grazie al quale ognuna di noi può sentirsi bellissima.