EDITORIALE GIUGNO
Oggi si parla molto di longevity, tanto che nelle ultime settimane sono stata a due convegni dedicati proprio a questo argomento: nel primo, di cui ero conduttrice, il focus riguardava l’alimentazione, un tema globale che tocca sia uomini che donne, mirato a offrire indicazioni precise su quanto sia importante sapersi orientare per scegliere quegli alimenti che ci fanno bene.
Ho imparato che il pesce azzurro, sgombri e sardine, quei piccoli pesci non molto considerati dall’alta cucina che predilige tonno o pesce spada, sono fondamentali per aumentare i livelli di omega 3 del nostro organismo (molto più di qualsiasi integratore) e mantenere in salute i nostri vasi sanguigni. E ho apprezzato che un’azienda come Delicius, che appunto produce conserve ittiche di quel tipo, organizzi una piattaforma di confronto come Be Blu, insieme a medici, esperti e distributori, per raccontare i dati di una ricerca importantissima commissionata all’Istituto di Ricerca Cardiovascolare.
Nel secondo evento, a cui sono stata invitata dalla rivista Elle come relatrice, si parlava invece della longevity come sfida per le donne a superare i pregiudizi sulla bellezza matura, e anche questo argomento mi ha molto appassionato.
Tanto che voglio dirvi la mia opinione.
Longevità non vuol dire rimanere giovani per sempre, ma cercare di vivere bene il più a lungo possibile. Una condizione che oggi è resa possibile dalle conquiste incredibili della scienza e della medicina, ma che per le donne è ancora condizionata da pregiudizi antichi che bisognerebbe sfatare. Tipo: invecchia pure, ma non farlo vedere.
Negli ultimi 50 anni le donne si sono adeguate a questo diktat: il mito delle eterne ragazze prima, poi la chirurgia estetica che ha cambiato i connotati di tantissime sventurate e infine oggi la post-produzione dei contenuti social, modificata dagli orridi filtri che cancellano lineamenti, età e identità a tanti volti femminili.
Tutto questo non ci ha aiutato.
Ma io sento che oggi qualcosa sta cambiando e che si possa trasformare la sfida contro il tempo in una sfida culturale: smettere di temere il tempo che passa e iniziare a viverlo come un’opportunità e un grande atto di libertà. Le rughe non sono difetti, sono storie, sono la nostra esperienza e la vita che abbiamo avuto la fortuna di vivere fino a qui. Sono una conquista, non una sconfitta.
Come si fa? Ovviamente serve smantellare l’equazione giovinezza uguale valore, e sostituirla con una narrazione più complessa, più umana, e ribaltare questo paradigma diventa un atto rivoluzionario che molte donne famose hanno già fatto.
Celebrità come Helen Mirren, Jane Fonda e Andie MacDowell incarnano questa nuova bellezza: autentica, consapevole, libera dai diktat giovanilistici. Anche donne come Frances McDormand o Isabella Rossellini parlano apertamente di accettazione e potere femminile che maturano nel tempo. Non si tratta di “sfidare l’età”, ma di viverla con fierezza.
Ho amato Paulina Porizkova, top model degli anni ’80 e oggi splendida sessantenne dai capelli argento, quando ha sentenziato: non capisco perché le aziende di cosmesi scrivono sempre anti-aging sui prodotti… io sono pro-aging, e non sono mai stata così felice come a questa età.
Ascoltiamola, ragazze, e costruiamo insieme questa piccola grande rivoluzione: bisogna smettere di inseguire un ideale irraggiungibile di bellezza e costruirsi con gli anni un’identità fondata sull’esperienza, sull’intelligenza emotiva e sulla presenza autentica.
Vi lascio con questo pensiero su cui meditare questa estate, quando vi guarderete allo specchio in costume e storcerete il naso. Dovete sorridere invece e volervi bene: smettiamo di temere il tempo che passa e viviamolo come un atto di libertà! La longevità non è una corsa contro il tempo ma una solida alleanza con la vita.