Cosa ci hanno rivelato le sfilate della fashion week appena conclusa?

Devo confessarvi che è stato difficile individuare tendenze e trend chiari e definiti. Sembra che molti brand sentissero l’esigenza di proporre un po’ di tutto: dalle trasparenze leggere viste ovunque, ai cappotti oversize decisamente pesanti; dalle modelle in mutande (quasi sempre), agli abiti da sera importanti, spesso asimmetrici, con tagli e spacchi profondissimi. Sembra quasi che nessun tipo di acquirente debba essere escluso, in un momento così difficile per la moda a livello globale.

I mercati asiatici, che in passato hanno sostenuto i fatturati delle aziende occidentali, non sono più un motore trainante, essendo anch’essi in crisi. Inoltre, ci sono ancora due guerre in corso che bloccano aree strategiche come la Russia e il Medio Oriente.

Non dimentichiamo nemmeno che ci stiamo lasciando alle spalle una pandemia che ha cambiato radicalmente le priorità di acquisto. Oggi, la gente è più attenta: pensa meno all’apparenza – ai vestiti e ai beni effimeri – e di più ai valori e alle esperienze. Acquista con più cautela, preferendo investire in una cena fuori o risparmiare per un weekend piuttosto che aggiungere l’ennesimo capo all’armadio già pieno.

Avrete notato anche voi i negozi vuoti nel centro città e i voli low cost sempre strapieni. Il mercato del superlusso subisce meno scossoni, anche se vedere la scritta “Dior” dipinta a caratteri cubitali sulle gonne mi fa pensare che qualche problema lo abbiano anche loro. Ma i brand indipendenti come il nostro, che non hanno alle spalle grandi fondi o investitori, sono i più colpiti da questo terremoto. A mio parere, la strategia da seguire è una sola: concentrarsi su ciò che si vuole esprimere attraverso il prodotto, che non può essere solo una bellissima (e magari importabile) espressione del genio di un designer. Deve essere qualcosa che oggi le persone percepiscono come un bisogno reale, concreto, ben fatto e duraturo.

Mi ha molto colpito lo show dei giovani studenti della scuola di moda Marangoni. I migliori tra loro hanno presentato mini collezioni dal sapore apocalittico: abiti come corazze, di pelle o tessuto, con spalle scolpite e cappucci voluminosi. Un’idea futuristica di un mondo in cui le persone, anziché socializzare, si vestono per proteggersi da un pericolo imminente. Forse hanno ragione loro, ma non è certo questa la moda che vorremmo indossare nei prossimi anni.

Noi apparteniamo a un’altra generazione, quella che ha vissuto il bello del Made in Italy, nato anch’esso in un momento difficile, ma che ha poi riscosso un successo strepitoso in tutto il mondo. Per noi, la moda è ancora sinonimo di gioia, positività e inclusione. Mai come oggi, però, dobbiamo evitare stranezze e tendenze estreme, concentrandoci su un prodotto sartoriale, concreto, facile da indossare e ovviamente sostenibile.

La collezione Spring Summer 2025 che io e Daniela abbiamo presentato all’Hotel Diana risponde a queste caratteristiche di chiarezza, portabilità ed eleganza italiana. è stata apprezzata dalla stampa anche perché si integrava perfettamente con la quiete del bellissimo giardino che ci ospitava, in mezzo al caos della fashion week milanese. Crida vuole essere così: un’oasi di eleganza italiana nella giungla delle tante proposte sempre più seducenti ma effimere che ci circondano.

Se oggi possiamo scegliere poco, scegliamo bene. Se dobbiamo comprare meno, compriamo meglio.

Pronti a ripartire? Noi di Crida sì, con una collezione per l’autunno inverno che rappresenta un ulteriore passo avanti verso un total look da giorno e da sera, super raffinato ma anche easy to wear. Come piace a noi, ormai l’avete capito: il nostro obiettivo è essere eleganti in ogni occasione, ma mai overdressed, mai troppo eccentriche e vistose. Lo stile Crida si riconosce nella qualità dei tessuti, e in questa collezione abbiamo tocchi di luce negli abiti e nei capispalla, ma anche tanto nero e grigio, i colori più facili, più usati in città, più metropolitani, come dice il nome della collezione stessa dedicata a una donna che ama gli abiti ma non rinuncia allo street style.

Le tendenze della nuova stagione sono silhouette che ammiccano agli anni 50/60, trasparenze raffinate sullo chiffon sfumato nelle camicie più nuove e negli abiti da abbinare a blazer rigorosi, un mix di romanticismo e di casual wear. Immancabile il gilet bianco senza maniche con le spalle imbottite, super chic da portare con abito o con i jeans. È ancora quite luxury ma illuminato da bagliori che decorano coat, giacche e abiti, o da sfrangiature che rendono speciali i chemisier in lana e crepella. Non mancano ovviamente gli abiti di seta, ma c’è anche una nuovissima gonna cargo, in faille di lana grigia con camicia abbinata, che rende grintoso l’outfit pur mantenendo lo stile chic. E il nuovissimo Bomber Crida, che non è giacca, non è giubbotto, ma il capospalla must have dell’autunno.

La nuova collezione che trovate sul nostro online e nei migliori negozi in Italia, si chiama Metropoli, ed è nata dalla riflessione che abbiamo fatto sulle esigenze delle donne che ci seguono e che ci comprano. Sono ragazze, così ci piace definirci, che hanno dai 30 ai 60 anni, che abitano in città più o meno grandi, hanno famiglia oppure sono single, ma hanno comunque una vita piuttosto impegnata, tra il lavoro e le esigenze della famiglia, i viaggi o magari le uscite con le amiche. Gli abiti che Daniela e io abbiamo disegnato per questa stagione sono stati pensati per loro, che hanno poco tempo per prepararsi, che sono sempre di corsa, che amano le cose che fanno e ciò che indossano e che sono attente alle esigenze di sostenibilità. Tagli impeccabili, colori speciali, materiali sempre naturali e ovviamente modelli super donanti. La femminilità di Crida scende in strada e diventa ancora più cool e contemporanea. Scoprila sul nostro online e continua a seguire i nostri social.

Anche quest’autunno ripartirà il Crida tour in diverse località italiane e magari avremo occasione di incontrarci di persona. Ma prima ci aspettano il festival del cinema di Venezia e poi New York. Buona ripartenza a tutte!

Abbiamo davvero finito in bellezza il Crida tour di questi mesi portando i nostri abiti nell’isola più magica ed elegante del Mediterraneo. Un partner storico della tradizione caprese, la Parisienne, che si affaccia con le sue vetrine sulla mitica piazzetta, e una capsule esclusiva Crida realizzata in seersucker di cotone a piccole righe pennellate, sono stati i protagonisti di un evento e una collaborazione estiva che ha suscitato molto interesse e curiosità.

Per me e Daniela sono stati tre giorni magnifici di incontri con donne speciali: da Mariaelena Aprea, mente e cuore dei gioielli Chantecler che sono il simbolo dell’arte orafa caprese, a Fiona Swarovski, una delle signore più ammirate e affascinanti dell’isola, a Chantal Sciuto, la dermatologa più amata da chi vuole mantenere la pelle giovane, curata e l’aspetto naturale, alle tante amiche italiane e straniere che sono passate alla Parisienne per provare e comprare i nostri abiti.

Qui sull’isola c’è un modo di vestire molto rilassato e tremendamente chic: sandali bassi, abiti colorati, borse intrecciate capienti e comode. Tutto rigorosamente made in Capri e no logo. Basta una camicia di lino bianco, un cappello di paglia, una gonna di cotone colorato o un abito Crida… per essere perfette durante la passeggiata nelle stradine circondate da bouganville in fiore.

Come faceva Jacqueline Bouvier quando, non ancora signora Kennedy e tantomeno Onassis, andava dritta alla Parisienne a scegliere le stoffe per i suoi pantaloni corti sopra la caviglia (quest’estate tornati di grande tendenza) e i top sbracciati che hanno segnato un’epoca. Erano gli anni ’60 e seduti in piazzetta c’erano Gianni Agnelli, Brigitte Bardot e Alain Delon. Oggi nei ristoranti più frequentati dell’isola ci è capitato di incontrare Zac Efron, Bebe Vio e alcuni calciatori, ma sempre con lo stesso mood caprese: quando iniziano le canzoni napoletane si canta tutti insieme, anche sbagliando le parole, e se parte la musica disco si balla sui tavoli sventolando i fazzoletti.

Il bello di Capri è che pur essendo cambiato il mondo, è riuscita a mantenere intatte le tradizioni, i profumi e i sapori che ancora oggi incantano i turisti e gli habitué.

Se vi capita di passare sull’isola non scordatevi di bere un caffè freddo nel bar Piccolo della piazzetta, accompagnato da un biscottino integrale ai fichi, di andare nelle botteghe storiche a farvi fare i sandali su misura e di fare una passeggiata (con tanti gradini, lo so, ma di una bellezza senza fiato) dall’arco naturale fino ai faraglioni. E ovviamente tenetevi il tempo per passare alla Parisienne per scoprire la capsule esclusiva di abiti Crida.

Buona estate a tutte, care Crida girls!

Ragazze lasciatemi dire un grandissimo GRAZIE!!! Si, proprio a voi meravigliose Crida girls che leggete ogni mese questo editoriale, che guardate e commentate i nostri abiti sulla pagina instagram e soprattutto voi che ci avete accolto in ognuna delle tappe di presentazione della collezione estiva con grandissimo affetto e molto interesse.

Io e Daniela in questi mesi abbiamo voluto girare l’Italia per far conoscere da vicino la moda in cui crediamo e la risposta, grazie anche al passaparola di tante amiche, è arrivata forte e chiara. A Firenze, Milano, Montecarlo (sì, abbiamo fatto anche una tappa all’estero!) Roma e Lecce abbiamo incontrato tantissime donne meravigliose, tutte diverse ma accomunate dalla passione per gli abiti come piacciono a noi: italianissimi, fatti bene e facili da indossare.

Il nostro obiettivo era far vedere, toccare e provare i nostri modelli a tante persone per renderci conto della vestibilità dei capi ma anche delle esigenze diverse di ogni cliente, e il risultato è stato davvero un successo che ci ha sorpreso oltre ogni aspettativa. La soddisfazione più grande? Quando qualcuna arrivava dicendo: mi piacerebbe provare un Crida ma temo che non mi stia bene perché non sono fatta come voi, e vederla uscire dal camerino sorridente con un modello perfetto per la sua fisicità.

La sfida vera che abbiamo voluto raccogliere facendo questo lavoro in età ormai matura è quella di fare abiti per le donne, che stiano bene a tutte le donne. E visto che io e Daniela non siamo né due modelle né due ragazzine, sappiamo bene quali sono i punti critici che vogliamo nascondere e quando realizziamo i nostri modelli siamo ben attente a curare quei dettagli che devono far star bene ogni donna dentro un abito. 

Vi voglio dire anche un’altra cosa: tra una tappa e l’altra di questo entusiasmante Crida Tour, noi stiamo anche finendo di realizzare il campionario della collezione primavera/estate 2025 e quando lavoriamo sullo sdifettamento dei nuovi modelli, come sempre li indossiamo noi stesse (invece di utilizzare le modelle come fanno di solito gli altri brand). In questo modo possiamo meglio valutare come si possa ottimizzare una lunghezza, una piega, uno scollo per fare in modo di essere eleganti ma comode e soprattutto belle. Come le amiche che abbiamo incontrato in giro per l’Italia.

Quindi grazie per tutti i sorrisi che ci avete regalato , per i complimenti graditissimi e per i messaggi di apprezzamento che continuiamo a ricevere e le foto che ci mandate vestite Crida. 

Il nostro viaggio per l’Italia comunque non è ancora finito e, sperando che l’estate meteorologica stia finalmente arrivando, vi diamo gli ultimi due appuntamenti di questo mese: il 14\15\16 giugno saremo per tre giorni a Forte dei Marmi da Shaft Jeans in Via Roma e a fine mese il 28\29\30 giugno arriveremo a Capri dalla Parisienne, un bellissimo negozio proprio sulla piazzetta. 

Quindi, care amiche, continuate a seguire i nostri canali social per avere tutti i dettagli relativi a questi eventi speriamo di incontrarci presto!

Diciamo che finora abbiamo sopportato stoicamente il freddo: termosifoni che si riaccendono (con buona pace degli ambientalisti), cappotto e sciarpa per uscire, nevicate abbondanti in montagna (dove peraltro gli impianti sono chiusi da un pezzo). Ma adesso basta. Dire che non è stata una primavera calda è un eufemismo, ma da maggio bisogna essere ottimisti, perché inizia il mese delle cerimonie: dalla festa della mamma alle cresime, comunioni, lauree fino ai primi matrimoni, una stagione che necessita di condizioni climatiche un po’ più gradevoli per poter sfoggiare i nostri capi preferiti: gli abiti di seta!

In tante ci chiedete consigli per l’outfit perfetto nelle varie occasioni e noi siamo pronte a darvi tutte le risposte e i suggerimenti per non sbagliare mai il look.

Per la festa della mamma vi dico subito che ci sarà un drop dedicato, per non dimenticare mai di fare un regalo alla persona più importante della nostra vita (che di solito è lei!), quindi seguiteci sui social perché troverete una sorpresa.

Per le cresime e i battesimi (e speriamo che nascano un po’ più di bambini nella nostra Italia sempre più anziana) il consiglio è sempre quello di non esagerare. Colori tenui, pastello o polverosi, come azzurro, rosa tabacco saranno perfetti: il modello Trani azzurro midi con le maniche a petalo o uno chemisier perfetto come il Taranto, in seta a pois o in cotone tinta unita, sono particolarmente indicati.

Per i matrimoni abbiamo una scelta infinita di abiti lunghi più formali o più romantici a seconda che la cerimonia sia di mattina o di pomeriggio. Il Como, abito camicia in satin lucido sta bene veramente a tutte, lo trovate nella variante del colore marron glacé o cream a seconda che preferiate tonalità scure o più luminose. Il Castel del Monte verde in chiffon fil coupé argento è adatto a un ambiente più bucolico e meno formale, il Santacangelo in Habotai, con le due varianti di fantasie in verde e in caramel, con le maniche lunghe ma aperte, è particolarmente indicato per le cerimonie in chiesa, così come il modello Ivrea, dalla forma più asciutta con gli spacchi laterali. Per non passare inosservate, soprattutto se nelle nozze avete un ruolo più importante, suggerisco il Vieste in chiffon sfumato o il Beatrice D’Este, entrambi con i veli che coprono le spalle. Se amate i toni accesi il Sant’Agata color orchidea con lo scollo all’americana e le morbide rouches intorno al collo e sulla gonna, è l’abito giusto perché aggiunge un pizzico di sensualità a un outfit che non passa inosservato. Il San Severo in seta sablé di un luminoso blu, con la scollatura arricchita da bottoni gioiello è perfetto per la mamma della sposa o dello sposo: elegantissimo ed estremamente chic.

Infine tante ragazze giovani ci chiedono cosa devono indossare per la loro laurea. La camicia di seta, bianca o colorata è sempre una scelta elegante e vincente. Magari accompagnata da una gonna facile come la Locorotondo, in seta stampata leggermente a ruota e con la coulisse in vita. Ma se vi sentite più a vostro agio con un pantalone, va bene lo stesso.

La cosa più importante da indossare durante la discussione della tesi non è l’abito ma la consapevolezza di avere raggiunto un obiettivo importante, la gioia di essere arrivati fino lì, l’emozione per i progetti futuri. Quindi non serve solo il look giusto, ma anche l’orgoglio, la maturità e la determinazione per iniziare una nuova bellissima fase della propria vita. E congratulazioni a tutte le neo dottoresse!

Pizzica - Abito lungo in chiffon | Lasciati Ispirare | Crida Milano

Pizzica Abito lungo in chiffon

Abito con motivo chevron dal design romantico e ricercato.

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Murgia - Abito lungo in crêpe de chine | Lasciati Ispirare | Crida Milano

Murgia Abito lungo in crêpe de chine

Una vestibilità fluida che promette eleganza in ogni occasione.

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Castel del Monte - Abito lungo in seta | Lasciati Ispirare | Crida Milano

Castel del Monte Abito lungo in seta

Abito lungo dall’eleganza tradizionale e semplice.

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La moda per me è e resta un sogno. non solo un bisogno.

Dopo tanti anni da giornalista di moda e ora come imprenditrice continuo ad emozionarmi incantata guardando le sfilate delle grandi maison, che raccontano con i loro abiti qualcosa che va oltre i capi da indossare. La moda rappresenta la narrazione del mondo in cui viviamo, i cambiamenti della nostra società, attraverso lo stile e i messaggi che i designer vogliono dare con il loro lavoro creativo.

Ultimamente stiamo assistendo a cambiamenti sempre più improvvisi e immotivati nella direzione delle griffe, da Dries Van Noten che si ritira a Pier Paolo Piccioli sostituito da Alessandro Michele alla guida di Valentino, piccoli terremoti scatenati dalle esigenze dei grandi gruppi finanziari che muovono l’universo dell’alta moda, guardando principalmente alle logiche del profitto. E una parte di questo sogno sembra andare via…

Noi di Crida, che di questo mondo siamo una orgogliosa briciola, continuiamo a pensare alla moda come un mondo guidato non solo dai soldi, ma dalla bellezza del made in Italy e dalla possibilità di veicolare con i nostri vestiti oltre all’eleganza anche un impegno sociale. Ecco perché voglio raccontarvi questo nuovo progetto. Che parte da molto lontano.

C’è un luogo in Africa, nello Zimbabwe, che si chiama Beitbridge. È una delle zone più aride del paese in cui gli effetti del cambiamento climatico hanno provocato conseguenze drammatiche sulla popolazione locale. Io ci sono stata insieme al Cesvi in uno dei tanti viaggi che ho fatto con loro, uno di quelli che mi sono rimasti nel cuore. Dieci anni fa un aranceto piantato, grazie a Cesvi, in questa regione agricola poverissima ha cambiato le sorti della comunità. Con un sapiente utilizzo dell’acqua fatto attraverso speciali irrigatori goccia a goccia le piccole piante sono cresciute e hanno dato frutti portando soldi e benessere alla popolazione. E sapete qual è la cosa più bella? Il fatto che siano state le donne ad impegnarsi in questa piantagione, prima lavorando i campi e poi poco per volta diventando imprenditrici in grado di aiutare con la questa azienda tutte le famiglie della zona. Cosa c’entra questo con la moda?

Ve ne parlo oggi in questo editoriale perché quel luogo, quelle donne che ho incontrato con le mani nella terra e i bambini piccoli tenuti con una fascia sulla schiena, hanno ispirato un’idea che è diventata concreta e oggi ha un nome. Si chiama Acqua, per l’appunto, ed è un progetto di moda nato dall’incontro mio e di Daniela con un’altra donna bergamasca Dada Arrigoni, una designer che crea meravigliosi gioielli. Insieme abbiamo pensato ad una collaborazione che fosse dedicata al mondo femminile e che avesse un’impronta positiva. Volevamo fare qualcosa che potesse portare un cambiamento, anche piccolo, nella vita delle donne.

Così è nata Acqua, una esclusiva capsule di abiti Crida e di gioielli di Dada Arrigoni. Il 15% del ricavato di questa limited edition che troverete dal 19 aprile sul nostro sito sarà utilizzato da Cesvi per il progetto di sviluppo agricolo in Zimbabwe, che potrebbe estendersi in altre aree e aiutare altre donne e altre famiglie che lottano contro la siccità e la fame.

Crida x Cesvi Crida x Cesvi

Il verde acqua è il colore dominante: una tonalità fresca ed elegante presente nell’abito lungo in chiffon di seta con un fil coupé color argento che abbiamo realizzato pensando alle sere d’estate e negli iconici anelli e bracciali Happy Frog di Dada Arrigoni. Un abito prezioso ma facile da indossare in tante occasioni e gioielli speciali da abbinare. Ma soprattutto una mission tutta al femminile che vuole sensibilizzare verso il problema dell’acqua, del cambiamento climatico e delle emergenze che ne conseguono. L’acqua dà la vita, il verde la speranza e la moda per noi deve sempre essere anche il motore di un piccolo cambiamento positivo. Promosso da tre donne per le donne africane.

Così il sogno diventa realtà.

Cristina Parodi


Per contribuire al progetto e per informazioni www.cesvi.org

La limited edition di Crida sarà in vendita on line su www.crida.it

La capsule di gioielli Dada Arrigoni sarà in vendita nel nella maison di Bergamo e nei rivenditori selezionati www.dadaarrigoni.com

Grazie Re Giorgio per averlo detto: “Sono stufo di vedere una matta che gira in mutande in via Montenapoleone a Milano. Donne trasformate in un oggetto del desiderio… e se c’è un 50 per cento degli uomini che le ama così, c’è un 50 che dice di no”.

La recente fashion week di Milano ha secondo me fortemente ribadito questo appello all’eleganza. Sulle passerelle si è vista più concretezza e stile e meno esibizionismo. Ma nessuno come lui ha avuto il coraggio di esprimere il concetto con simile chiarezza. Vestiamo le donne con eleganza e non solo con provocazioni: questo il suo diktat al termine di una sfilata magnifica e caratterizzata da fiori che sbocciavano sui capi invernali in velluto e sete preziose.

Devo dire che in questa fashion week milanese io ho visto poche follie e tante tendenze portabili ed eleganti. Cappotti magnifici e brillanti, tacchi bassi con gli abiti da sera, allure retrò nelle gonne leggere abbinate a giacche maschili pesanti. È ricomparso perfino il corsetto e il cappello con la veletta, simbolo intramontabile del fascino femminile delle nostre nonne.

Bisogna conoscere il passato, sapere da dove veniamo, per capire chi siamo oggi. La moda non solo è depositaria della nostra storia ma riflette in modo infallibile le vibrazioni e i sentimenti della società attuale. Oggi, di fronte a tante incertezze, abbiamo bisogno di qualcosa che rassicuri: un bell’abito nero di ottima fattura, una borsa elegante, un cappotto caldo che rifletta nella decorazione la luce della speranza.

Un mood che compare anche nella fall/winter di Crida che abbiamo presentato durante la fashion week con un evento a Milano, molto apprezzata dalla stampa. Anche nella collezione Crida del prossimo inverno ci sono capi senza tempo, c’è la grinta del nero e del grigio, la leggerezza dello chiffon sfumato, l’eleganza del pois.

Ma adesso è tempo di primavera e di colore e mai come quest’anno i nostri abiti, che già trovate online e nei negozi, rispecchiano la voglia di leggerezza, di estate e di colore.

Andate a cercarli sul nostro sito per scoprire il mondo di Acqua, questo il nome della collezione, ispirata alla Puglia e alla sua bellezza.

E buona primavera a tutti!

Siete pronti per la nuova collezione Crida?

Sta per arrivare nei negozi e sul nostro sito “ACQUA”, la spring summer di Crida, dedicata a una delle regioni più belle d’Italia: la Puglia.

I colori del mare nelle sfumature di seta, chiffon e cotone, ci parlano di sere d’estate, di luce e di vento, di eleganza facile e raffinata, in una parola: dello stile Crida.

Tanti anche gli abiti da indossare in città, chemisier e completi in fantasia e tinte unite, per accompagnare ogni momento della giornata. E non ci sono solo abiti: debutta il primo tailleur Crida per le amanti di giacca e gonna, una pencil skirt che sta bene a tutte e una giacca speciale, diversa dal solito blazer e super femminile.

Per le occasioni importanti c’è l’abito monospalla, uno speciale long dress da sera dalla costruzione impeccabile che si indossa come una t-shirt, senza cerniere. E poi gli abiti sfumati per non passare inosservate nelle sere d’estate.

Come sempre troverete tutto nei tanti negozi che ci distribuiscono e sul nostro sito a partire da metà febbraio.

Continuate a seguirci su Instagram e su Tiktok dove vogliamo raccontarvi con i video la parte meno visibile del nostro lavoro, ma anche la più interessante. Vi portiamo nelle manifatture che confezionano gli abiti Crida, aziende di eccellenza che si trovano tra Bergamo Milano e Brescia per ribadire anche con le immagini il valore del Made in Italy, in cui crediamo e che sta alla base di questo progetto

Make a wish, esprimi un desiderio. È l’augurio che vi abbiamo fatto con il nostro video delle feste. Chi di noi non ha qualche desiderio da avverare per sé o per gli altri? Un sogno magari piccolo e privato oppure molto più importante… In ogni caso, l’inizio dell’anno ci spinge sempre a fare bilanci, a esprimere buoni propositi, a voltare pagina e andare avanti. Per noi di Crida il 2023 è stato un anno cruciale di crescita e consolidamento e ora il 2024 si annuncia ricco di altre sfide.

Intanto mantenere fede ai nostri principi di moda italiana e sostenibile, in un settore sempre più diviso in due macro entità: i brand del lusso e la fast fashion. Ecco, noi orgogliosamente vogliamo collocarci nel mezzo, rappresentare uno stile di vita e di eleganza per le donne che scelgono consapevolmente cosa indossare, guardano le etichette, toccano i tessuti e non hanno bisogno di un logo per sentirsi chic. Non è facile percorrere questa strada, perché oggi comprare tessuti che non siano d’importazione e lavorare con le manifatture italiane ha un costo altissimo, ma noi non vogliamo venir meno al progetto che nel 2020 avevamo sognato e ideato.

Io e Daniela abbiamo appena concluso il campionario del prossimo inverno (sapete che la moda è sempre avanti sei mesi rispetto a ciò che trovate nei negozi) e abbiamo costruito questa nuova collezione che presenteremo a febbraio proprio con la visione ideale di un guardaroba che sia facile e nello stesso tempo raffinato. Allure metropolitano, con diversi tocchi di nero, silhouette più asciutta, meno gonne a ruota e più abiti e gonne a matita, ideali per il giorno ma facilissime anche per la sera.

Ecco, il nostro sogno per quest’anno è fare arrivare alle donne il concetto che la moda non è ostentazione, lusso e apparenza. È innanzitutto sostanza, fibre, tessuti, dettagli che nel loro insieme rendono un outfit raffinato e facile da indossare dal mattino alla sera.

Questa è la nostra sfida e il fatto di incontrare sempre più donne che indossano i nostri capi ci fa pensare di essere sulla strada giusta.

Gennaio, lo sapete, è anche il periodo degli special prize e delle occasioni da non perdere. Ma è anche quello delle diete post feste, delle iscrizioni in palestra o, come faccio io, dell’astinenza da alcol.

Prima che ci invada totalmente la tristezza per queste privazioni, possiamo consolarci acquistando qualcosa che desideravamo da tempo e che oggi diventa più facile da comprare. Seguite quindi con attenzione i nostri social perché dalla metà del mese ci saranno delle occasioni da cogliere al volo che saranno segnalate sulla newsletter e sulla pagina Instagram di Crida.

Il nostro augurio è che tutti i vostri sogni possano avverarsi, come quelli della bimba che, nel nostro video, chiudeva gli occhi davanti alla giostra.

“Se domani tocca a me voglio essere l’ultima”

La poesia di Cristina Torres Caceres, che vi invito a leggere se non lo avete ancora fatto, è un pugno nello stomaco.

È la lettera scritta alla madre da una delle tante ragazze che vivono sulla loro pelle la paura dei femminicidi.

Parlando con le mie figlie di 22 e 27 anni ho capito che c’è una distanza siderale tra il loro modo di pensare e vivere questa situazione e il nostro. Mi ha colpito molto la condizione di estrema vulnerabilità’ che anche loro avvertono: tornando a casa la sera, viaggiando da sole o lavorando in una società che solo apparentemente accetta l’empowerment femminile, ma che continua a considerare le donne oggetti da ammirare, anche con commenti non richiesti, che pongono le ragazze in condizione di inferiorità e di disagio.

Se entro in un bar a prendere un caffè e il barista mi dice “ma come sei bella, quando torni da queste parti?”, non va bene mi dice mia figlia. E io che di situazioni simili da giovane ne ho vissute tante, mi rendo conto di non aver ma dato peso a frasi come questa, anzi di esserne stata quasi lusingata.

Sbagliando.

Perché difficilmente in una situazione opposta, barista donna e giovane carino che entra nel locale, ci sarebbe un simile approccio.

Segno che la cultura maschile continua ad essere incentrata sul potere del maschio dominante che giudica la donna dall’aspetto.

Quante volte noi donne siamo valutate per la nostra fisicità? Sei grassa, sei magra sei vecchia sei sexy. Quante volte i media presentano donne autorevoli e affermate nel proprio campo dicendo: ecco a voi la bellissima e bravissima tal dei tale. Se si tratta di un uomo il giudizio estetico ovviamente viene omesso. Lui è autorevole e basta.

Io credo che sia arrivato il momento di fare una riflessione profonda su come stanno crescendo i nostri ragazzi, influenzati non solo da questi comportamenti infelici, ma anche dalla violenza verbale dei social e da un tipo di musica, rap e trap, che è un inno continuo alla forza e al potere maschile nei confronti delle ragazze che o sono troie o sono di proprietà di un singolo. Un ragazzo oggi può avere tante donne ed è un figo, una ragazza che ha avuto tante relazioni è una poco di buono.

Per affrontare l’emergenza femminicidi (e siamo arrivati a 105 vittime dall’inizio dell’anno in Italia) devono cambiare gli uomini, quegli stessi che oggi dicono “io non sono come loro “per alleggerire la propria responsabilità individuale.

Non basta.

Forse lo diceva anche Filippo Turetta, l’ultimo assassino, prima di aggredire Giulia Cecchettin, ucciderla a coltellate e abbandonarla in un dirupo. Eppure sembrava un bravo ragazzo, tanto che il suo avvocato, uomo, si è affrettato a raccontarci che lui l’amava tantissimo e che le faceva perfino i biscotti.

Io credo che oggi ci sia ancora troppa distanza tra i due sessi nella percezione del problema.

Le donne sono sempre più forti e gli uomini, nonostante gli atteggiamenti machisti, sempre più fragili. Non ci sarebbe niente di male in questa evoluzione della società (tutto ciò che abbiamo ottenuto ce lo siamo ampiamente meritato) se non fosse che alcuni uomini non sono in grado di gestire il cambiamento di ruoli, si sentono sottovalutati, sminuiti e finiscono per trasformare la loro debolezza in aggressività e violenza. Giulia si sarebbe laureata prima di Nicola, era più brava, e sarebbe andata via a lavorare, Giulia non sarebbe più stata la sua ex fidanzata sempre a disposizione per una pizza o un giro in città. Giulia avrebbe incontrato qualcun altro, come è giusto che sia per una giovane donna che ha deciso che lui non rappresentava più il suo futuro.

Quindi lui, invece di perderla, lui l’ha uccisa.

Ma questo ragazzo che viene da una famiglia borghese, che frequenta ingegneria biomedica, e probabilmente immagino avesse letto storie e testimonianze sui femminicidi, come poteva essere convinto che tutto ciò non lo riguardasse? Come poteva non sentirsi parte del problema?

E soprattutto: se il problema sono gli uomini, perché di femminicidi parlano solo le donne?

Io vorrei per questo 25 novembre una manifestazione contro la violenza femminile fatta solo di uomini, perché sono stanca di sentire in queste occasioni solo consigli su quello che dobbiamo o non dobbiamo fare noi: come proteggere le potenziali vittime, in che modo aiutarle a denunciare, guai ad andare all’ultimo appuntamento.

Smettiamola di chiederci perché Giulia ha accettato di incontrare Filippo o perché è salita su quell’auto. La domanda che dobbiamo farci è: perché non riusciamo a crescere i giovani con un’educazione sentimentale basata sul rispetto e sulla parità? Perché gli uomini ancora uccidono le donne?